Cannolo

Un dolce leggendario

Storie e leggende su sua maestà il cannolo si tramandano fin dai tempi di Cicerone, che parlò di “tubus farinarius dolcissimus”. Emiri e saraceni lo consideravano un “dolce da harem”, mentre nell’Ottocento si preparava nei conventi e  oggi è simbolo di occasioni da celebrare e convivialità. Come Palermo, il cannolo è fatto di sacro, profano e opposti che si attraggono: la cialda fritta, detta scorza (“scùoccia”, in palermitano), è scura, croccante e quasi aspra. La ricotta di pecora, arricchita di zucchero, canditi e gocce di cioccolato è invece bianca, cremosa e dolcissima.

 

Un armonia di contrasti, bianco contro nero, croccante contro morbido, cioccolato contro frutta candita, che contribuisce a creare un dolce perfetto, in un magico equilibrio di sapori. Il cannolo va mangiato rigorosamente freschissimo, meglio se riempito un attimo prima di essere consumato. In molti, soprattutto se non c’è modo di consumarlo subito, foderano l’interno della cialda con uno strato di cioccolato per fare in modo che la ricotta, a lungo andare, non rammollisca la croccantezza della cialda stessa.

(Foto ©Vincenzo Puglisi per Crocche.it)