Palermo d’altri tempi: Il pane ca meusa 100 anni fa

Non capita spesso di imbattersi in documenti storici così belli, come quello diffuso nelle scorse settimane dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. In  poco più di 5 minuti scorrono in video sequenze di una Palermo di inizio 900, tra i monumenti simbolo della città che conosciamo e scorci di una città che non esiste più.  Proprio lì, in mezzo ai monumenti, tra le scene di vita quotidiana, abbiamo trovato una bella sorpresa

Al minuto 5.24 partono alcuni secondi di una scena a noi molto cara: tre uomini seduti per terra, in strada, con tanto di coppola e gilè (come nella classica iconografia siciliana) mangiano un bel panino con la milza, serviti da un “meusaro” baffuto. Anche lui seduto per terra con le ceste di vimini per la “vastedda” e, davanti, un calderone “portatile” da cui pesca la meusa, per poi metterla sul pane, salare leggermente, far scolare l’unto in eccesso e servire: praticamente la stessa scena a cui tutti noi ancora oggi possiamo assistere agli angoli delle strade della città.

“E allora?”, direte voi. E allora questo: che mentre si alternano i fast food americani e impazzano gli etnici fusion, sapere che noi oggi mangiamo esattamente come i nostri bisnonni ha un che di romantico e riconferma, ancora una volta, che il cibo da strada fa parte del dna di questa città, come le statue di Piazza Pretoria e la Cattedrale.

 


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