La “qualità” è ormai diventato un mantra nell’approccio al cibo, non solo negli ambienti gourmet più sofisticati, ma ultimamente anche nelle produzioni più “caserecce”. È il caso ad esempio dei prodotti da forno, della pizza, della rosticceria e del pane che accompagna tante delle pietanze più amate del nostro cibo da strada.
Complice di questo cambiamento è una richiesta sempre più pressante da parte di un nuovo tipo di pubblico: più attento, più consapevole di ciò che mangia, più interessato alle proprietà degli alimenti e alla loro provenienza. Merito forse anche di un esercito di consumatori “critici” per via di intolleranze alimentari e scelte di vita, come quella dei vegetariani e dei vegani.
Può una tradizione come quella del cibo da strada, storicamente legata a ingredienti poveri e molto spesso considerata “poco sana”, adattarsi a questo nuovo corso? Siamo andati a verificarlo al Panificio Lo Piccolo, uno dei primi tra i suoi colleghi in città a intercettare il fenomeno e dedicare un’intera linea di produzione a cibi ad alta digeribilità, sfruttando i pregi di farine come il kamut, il grano saraceno e il sicilianissimo Tumminia