I 10 comandamenti dell’arancina

Che l’arancina-day di Santa Lucia stia diventando il vero Natale dei golosi palermitani è ormai evidente. La tradizione dell’albero di Natale si perde nella storia ed è praticamente impossibile rintracciarne un’origine puntuale. Ciò che però si racconta un po’ dappertutto è che l’usanza in tutto il mondo di addobbare l’abete con le classiche palline è un richiamo alla frutta fresca, simbolo di rinascita, rigogliosità e buon augurio. Ora, noi in Sicilia – si sa – le tradizioni le prendiamo molto sul serio ed è per questo che le palle di Natale, qui, sono fritte, profumate e ripiene di gioia. Del resto anche le nostre richiamano la frutta fresca e in particolare l’arancia. Attenzione: l’arancia, non l’arancio. E per questo le palle di Natale, a Palermo, si chiamano arancine. E sono tonde.

Santa Lucia è dunque ben più della “festa dell’arancina”, ma una vera e propria anticipazione del 25 dicembre, troppo sbilanciato su un compleanno ben più prestigioso. E del resto anche nel giorno della santa protettrice della vista, secondo molti usi in tutta Italia, si è soliti fare dei regali. Secondo la leggenda, il 13 dicembre del 1646 un bastimento carico di grano approdò a Siracusa nel bel mezzo di un durissimo periodo di carestia che stava vessando la popolazione. I più fedeli attribuirono il miracolo alla santa siracusana per eccellenza, i più affamati invece mangiarono e basta. Fatto sta che oggi, fedeli e affamati si ritrovano nel giorno di Santa Lucia a onorare il miracolo rinunciando a pane e pasta a favore di cuccìa (a base di grano cotto) e arancine.

Ma, con tutto il rispetto della tradizione religiosa, ciò a cui stiamo lentamente assistendo è la nascita di un vero e proprio “culto” pagano con tanto di comandamenti:
1) nell’arancina-day non esiste altro cibo all’infuori di lei
2) non si nomina “arancino” invano (ed è sempre invano)
3) si santifica eccome la festa
4) si onora il padre ma soprattutto la madre (che come le fa lei, nessuno mai)
5/6) non si uccide e non si ruba perché con le mani unte è un po’ difficile
7) gli unici atti impuri sono le varianti al pollo o al cioccolato
8) se si dice falsa testimonianza è solo per mentire sul numero di quelle mangiate
9) alla roba d’altri non ci pensa nessuno perché di arancine ce n’è per tutti
10) la donna d’altri se ne può stare lì a leccarsi le dita che non la inquieta nessuno.

In questo Natale tutto nostro, fatto di vera gioia e sprezzo della dieta, sarebbe allora bello se cominciassimo tutti a farci gli auguri e scambiarci dei doni, come nel Natale vero. Con il vantaggio di non dover spendere una fortuna o scervellarsi su cosa regalare ai nostri cari, perché alla fine c’è solo una cosa da scegliere: “accarne” o “abburro”? E comunque sceglieremo, non possiamo sfigurare. Tanti auguri.

(Gaetano Lombardo)


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